Ne valeva la pena? #3
Sempre a proposito di vagine, mi è venuto in mente un altro aneddoto e si ancora una volta letteralmente, niente sineddoche. E poi comunque è un argomento che ci accomuna un po’ tutti: molto probabilmente o ne hai una oppure ti piace una. Anzi, per essere precisi, da amante dei dati, secondo questo sondaggio è un argomento che accumuna il 99% della popolazione italiana. Ma anche se tu che stai leggendo e appartieni a quell’1%, in fondo in fondo se ci rifletti, comunque sei nato da una vagina.
Tornando a noi, allora questo è il contesto: siamo a una festa di laurea serale a Bologna, ci sono andato in auto e ci sono andato insieme a una amica visto che mi aveva chiesto uno strappo. Lei la chiameremo Vale, essendo esso davvero il suo nome, tanto non è sua la vagina protagonista qui.
Vale mi aveva posto solo una condizione però: non torniamo tardi che il giorno dopo dovrà alzarsi presto per andare a lavoro. è una di quelle persone che fa un lavoro serio, lavorando in ospedale, mica come il mio che consiste prevalentemente di scrollare meme su Instagram durante le riunioni su Teams, stando in casa e in pigiama (stare in mutande vale come “stare in pigiama”?). Acconsento alla condizione chiaramente, guadagno così un capro espiatorio per andarmene prima. Non volevo fare tardi neanche io. Eccoci lì quindi, ad una normale festa di laurea bolognese: boccali di birra, boccali di spritz e boccali di critiche varie al capitalismo perché gli stereotipi su Bologna dopotutto esistono per un motivo valido.
Un’amica della festeggiata, che chiameremo Matilda (gemella spirituale di Matilde), mi si avvicina:
«Da quanto tempo, come va?»
Chi era codesta gentile donzella? Sa chi sono? Dove ci siamo già visti? Mi vuole parlare anche lei di Marx? Poi mi ricordo, una singola serata condivisa per via di amici comuni:
«Tutto bene, ci siamo visti tipo due anni fa vero?»
«Eh si ne è passato di tempo, ora non sono neanche più fidanzata»
Dritta al punto, pronti via con un’informazione importante: non ho un ragazzo, sono sul mercato, regolati tu ora. Giuro, mi sono commosso, l’ho interpretato come un atto di ribellione alla società. Saranno i miei traumi passati a parlare, ma il mio sogno nel cassetto è quello di buttarmi in politica e di basare tutta la mia campagna elettorale sulla promessa di introdurre una legge che obblighi qualsiasi persona che in una relazione sentimentale e abbia un profilo Instagram, a mettere almeno un post in cui sia chiaro lo status sentimentale (potrebbe non essere una legge costituzionale, ma qualcosa mi inventerò). Non credo di chiedere molto, una semplice foto con il proprio partner e una descrizione del tipo “al mio amore, che amerò per sempre e che sicuramente non guarda nessuna foto di culi altrui nel suo feed di Instagram”. Concedetemi questa legge totalitaria. Solo questa lo prometto. Ma Matilda non aveva bisogno di questa legge, lei non si faceva incatenare da inutili costumi sociali, inutili frasi di circostanza utili solo a chi ha paura di essere fuori luogo e non essere accettato dal mondo. Matilda è una donna libera e coraggiosa.
Nella mia testa si fa limpido l’obiettivo di quella serata: ottenere il suo numero. Obiettivo di cui però mi dimentico molto velocemente per un semplice motivo: c’era Italia-Spagna e con un gruppetto di gente mi alieno dalla festa e ci mettiamo a guardare la partita sul mio cellulare (a guardarla c’erano anche donne, vorrei sottolinearlo per non farvi cadere prede di facili pensieri discriminatori). Si lo so, era una cosa bruttina da fare, specie nei confronti della festeggiata, ma un po’ se lo era meritato, cosa aveva in mente quando ha deciso di festeggiare la sera di Italia-Spagna. Okay ti sei laureata brava, importante traguardo raggiunto nella tua vita, ma insomma l’europeo di calcio ha la precedenza. Lo so cosa state pensando, eccomi qui, uno scostumato e sempliciotto maschio bianco etero cis che pensa solamente al calcio e a rimorchiare donne, ma credetemi sono una persona più poliedrica di così, mi piacciono addirittura anche i videogiochi.
La Spagna naturalmente poi vince e la serata prosegue lineare, compreso il momento del cruciverba e quello del travestimento, senza i quali la laurea non ti viene ratificata davvero qui a Bologna. Se non avete mai abitato a Bologna e capitate da queste parti e vedete dei dinosauri a spasso per il centro, non preoccupatevi, è solo gente che sta festeggiando una laurea.
In tutto ciò, non avevo ancora avuto altre interazioni con Matilda. No, non avevo dimenticato il mio obiettivo e no, non mi erano mancate le occasioni per un avvicinamento. Vi dirò di più, persino evitavo il suo sguardo, avevo forse timore di lei? Forse pensavo di non essere all’altezza di una donna libera come lei? Una donna che non gioca alle regole dei comuni mortali come me? Si, la risposta è si, Matilda si meritava di stare affianco a un rivoluzionario con cui bruciare il mondo, non con un mero consulente informatico il cui ultimo atto rivoluzionario è stato cinque anni prima, nel presentarsi al suo primo colloquio in assoluto con una azienda con una maglietta a maniche corte con la scritta “Game of Thrones” (storia vera anche questa). In ogni caso, arriva il momento in cui Vale comincia a mandarmi chiari segnali per indicarmi che il suo orario limite per tornare a casa si stava drammaticamente avvicinando e solo in quel momento decido che era arrivato anche per me il momento di abbracciare la rivoluzione. Il tempo è agli sgoccioli, ma mi dico che posso farcela, challenge accepted. Mi avvicino a Matilda.
D: «Ehi, come è andata la serata?»
M: «Bene dai, anche se ho fatto troppo oversharing»
(l’oversharing sarebbe il condividere un eccesso di informazioni personali o private in contesti non adeguati o con persone con cui non si è in confidenza)
D: «In che modo?»
M: «Ho raccontato del tipo con cui mi sto frequentando da un mesetto»
D: «Vabbè dai avrai raccontato di cose belle allora»
M: «Eh in realtà non tanto, è una persona particolare»
D: «Cioè?»
M: «Ha il padre che lavora in Ferrari ed è fissato, quando usciamo indossa spesso delle polo con il logo della Ferrari. E’ un mammone e quando una volta ad un appuntamento è arrivato il momento del conto, ha insistito per pagarlo lui. Per convincermi mi ha guardato intensamente e nel mentre sfilava la carta di credito dal portafoglio mi ha detto “tanto paga Ferrari”»
Mio caro Leclerc, mistero risolto, ecco dove finiscono i soldi invece di spenderli per assumere della gente competente al muretto per farti vincere il mondiale.

D: «Dai allora perché lo frequenti se me ne parli così? Tipo il padre ha una Ferrari e il figlio ti viene a prendere con quella?»
M: «In effetti il padre ha una Ferrari, ma a lui gli ha regalato una Dacia, mi viene a prendere con quella»
Un giorno spero per questo tipo che vada a finire così con suo padre (piccolo edit da una delle migliori scene di Breaking Bad, da ascoltare con l’audio):
In ogni caso Matilda continua a lungo con un po’ di insulti e giuste prese per il culo nei confronti della sua frequentazione e in tutto ciò, non molto lontana c’è Vale che aveva capito il motivo di quella mia interazione e nonostante cominciava a diventare davvero tardi per lei, mi lascia ancora un po’ di tempo perché reputa il mio obiettivo importante, sacro, più importante di un suo meritato riposo, più importante della vita dei suoi pazienti. Vale, rimane la vera MVP di questa storia.
D: «LOL, allora continuo a non capire, perché lo frequenti?»
M: «Allora la mia ginecologa è una signora bravissima e con tantissimi anni di esperienza, ma mi ha detto che non ha mai visto una cosa del genere»
D: «Non sto capendo»
M: «Insomma si mi ha detto che non ha mai visto una vagina ridotta in quelle condizioni»
D: «Continuo a non capire, hai forse bisogno che chiami tipo il Telefono Rosa»
M: «No no, insomma… facciamo sesso così forte che rimangono i segni»
Vedete che avevo ragione, non ero pronto per una come lei, apposto così direi, me ne torno a casa, sconfitto, senza pronunciare parole perché non c’erano parole adeguate da pronunciare. Ecco Vale, ora sai del perché del mio mutismo nell’accompagnarti a casa.
Vi lascio solo il suggerimento per un titolo nel caso qualcuno di voi voglia farci un film sulla frequentazione di Matilda con il tipo:
CINQUANTA SFUMATURE DI ROSSO FERRARI
Vale, ne valeva la pena fare tardi?